Luigi Zingales dice che l’Italia è una peggiocrazia, ed è vero che negli ultimi anni da noi è andata sempre peggio.
Ma è la democrazia stessa ad essere sempre più vuota di senso.
Il suo esercizio è lento (mentre decisioni che cambiano la vita delle persone sono prese altrove e nel tempo di un click) e locale (mentre ciò che detta le regole è la globalizzazione). Insomma, non funziona.
Il principio cardine della democrazia è l’uguaglianza, ma oggi sappiamo, ad esempio, che il debito della Grecia in fallimento è di 200 miliardi, più o meno quanto i pochissimi miliardari greci hanno nei loro conti in Svizzera. E guai a parlare di referendum (strumento di democrazia, o no?)
Per non parlare dell’assenza di alcuni requisiti della democrazia: informazione e conoscenza.
Vedo da questo articolo di Gramellini che questi dubbi cominciano ad essere piuttosto diffusi:
“…Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione?...”
Certo, pare un po’ eccessivo, e poi uno si deve chiedere qual è l’alternativa, ma sta di fatto che è sempre più dura difendere questa democrazia che non c’è.
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