lunedì 21 novembre 2011

Crisi della democrazia, crisi della rappresentanza. E noi?

Non mi preoccupano degli strepiti sul “golpe” leghisti o degli ultimi ultras berlusconiani, né i riferimenti a nuovi complotti plutocratici (cos’era il berlusconismo appena finito?) o giudaici. Non è questo. E’ la crisi del modello di democrazia fondato sui partiti, del sistema della rappresentanza politica, della sua efficacia nel nostro tempo.
Ci penso spesso, perché mi mette sempre a disagio vedere un problema e non avere idee di soluzione, mi dà fastidio non avere risposte. E questo è il caso.
Vedo che anche Wittgenstein (Luca Sofri) si pone il problema.
Sull’esito di tale situazione oggi in Italia, ovvero il Governo Monti, la domanda che mi faccio è semplice: chi vorrei che ci fosse ora a capo del Paese? Ovvio che Monti non mi rappresenta se non per alcuni aspetti particolari, più etici che politici. Non condivido con lui formazione, cultura, idee politiche, istanze sociali.
Bene, allora chi altri vorrei al suo posto? Nessuno, non trovo nessun altro.
Anche su questo qualcuno sta ragionando, ad esempio Paterlini, su Piovono rane.

venerdì 4 novembre 2011

Ha ancora senso parlare di democrazia?

Luigi Zingales dice che l’Italia è una peggiocrazia, ed è vero che negli ultimi anni da noi è andata sempre peggio.
Ma è la democrazia stessa ad essere sempre più vuota di senso.
Il suo esercizio è lento (mentre decisioni che cambiano la vita delle persone sono prese altrove e nel tempo di un click) e locale (mentre ciò che detta le regole è la globalizzazione). Insomma, non funziona.

Il principio cardine della democrazia è l’uguaglianza, ma oggi sappiamo, ad esempio, che il debito della Grecia in fallimento è di 200 miliardi, più o meno quanto i pochissimi miliardari greci hanno nei loro conti in Svizzera. E guai a parlare di referendum (strumento di democrazia, o no?)

Per non parlare dell’assenza di alcuni requisiti della democrazia: informazione e conoscenza.

Vedo da questo articolo di Gramellini che questi dubbi cominciano ad essere piuttosto diffusi:
“…Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione?...”

Certo, pare un po’ eccessivo, e poi uno si deve chiedere qual è l’alternativa, ma sta di fatto che è sempre più dura difendere questa democrazia che non c’è.