mercoledì 23 maggio 2012

Grazie Macao: si torna a parlare degli spazi urbani inutilizzati


Non so come finirà la vicenda di Macao, ma a mio parere ha già sortito un effetto importante: ha sollevato la questione degli spazi urbani, in particolare l'utilizzo (o il non-utilizzo) delle aree edificate.
Nella nostra Milano sappiamo esserci una marea di uffici invenduti e vediamo il continuo fiorire di gru che costruiscono di nuovi, alla faccia del consumo di suolo e alla faccia della bancarotta dei costruttori (Ligresti, Zunino, ecc.).

La domanda è semplice: finita l'era Albertini - Moratti dove ogni cantiere era concesso a prescindere, è possibile trovare strumenti che tutelino l'interesse pubblico, responsabilizzino i grandi proprietari sull'uso degli edifici, garantiscano che l'uso delle superfici e dei volumi rispondano a qualcosa che non sia solo il profitto finanziario?
Dobbiamo costringere i proprietari a farsi carico degli edifici, ad affittarli e tenerli in ordine.
A non commettere il reato di "urbanicidio", come l'ha definito Michele Serra.

La cosa è interessante, ma per affrontarla in modo scientifico si dovrebbe partire da un censimento degli spazi edificati non utilizzati.
Il fatto è che al momento questo dato non esiste, e questo è un problema.
Ce lo spiega qui Paolo Pileri docente del Politecnico di Milano, a capo dell'Osservatorio sul consumo di suolo, e qui Beltrami Gadola.