lunedì 9 dicembre 2013

Renzi, Civati e la nuova generazione che avanza. Nel Pd e altrove.


In questo momento, dopo la vittoria di Renzi (e anche di Civati in questa chiave di lettura) mi chiedo se sarà la volta buona per una svolta radicale nel Pd, e per formazione sono portato a tenere in grande conto i conflitti generazionali: ce l'avranno fatta, leader e popolo votante, ad “uccidere il padre” (mi scuso per la violenza della metafora mitologico – psicanalitica) ?
Immagino che in molti ci stiamo facendo la stesa domanda, e una risposta certa non esiste. Lo spero, come circa 2 milioni e mezzo di persone che per questo hanno votato Renzi e Civati, ma non ho certezze.
Il corpaccione dei partiti, tutti, è duro da abbattere. E quello di questo partito del centro sinistra italiano, erede degli apparati post comunista e post democristiano è formidabile, pervasivo culturalmente e finanziariamente, capace di reagire o assorbire ogni colpo.
Ma Renzi ha delle buone carte: non ha paura ad esporsi (lo ha già dimostrato candidandosi a Sindaco di Firenze contro il partito), è capace di prendere decisioni veloci, e sa comunicare. E' il primo segretario ad essere nato nell'era della tv commerciale berlusconiana e quindi ad essere dentro a quel linguaggio, un linguaggio che è abituata a seguire mia madre, che ha 85 anni, e i miei figli, che ne hanno 20. E' il primo di una nuova generazione che ha capito che non sono le masse a dover venire a te, ma tu a dover “colpire i target”. Si tratta di una questione fondamentale: se non comunichi, se non stabilisci la relazione, se non convinci, sei condannato all'autismo politico, cioè a raccogliere i voti dei fedeli e di quelli che votano per “il meno peggio”. E non basta, non basta più.
La rivoluzione generazionale sta prendendo strade diverse: lo stesso Pd ha già spedito in Parlamento molti giovani, e poi c'è la forza d'urto di M5S. Finora tutti si sono dimostrati un po' “allineati”, i primi alla linea del partito i secondi alla linea della rete (con qualche meritorio distinguo dagli “ordini” di Beppe).
Ma le cose cambieranno presto, perchè l'esperienza insegna e forma le persone e viviamo in tempi veloci. Seguirò questa nuova generazione con attenzione e speranza, e con quel minimo di dovuta distanza... per ragioni d'età.

martedì 10 settembre 2013

Letture estive 2013 - 2



Tra le letture più leggere di questa estate un Jo Nesbo, “Il cacciatore di teste”, che ha sostituito l'abituale Fred Vargas (li ho finiti) nel settore gialli/polizieschi. Non male, buon ritmo, avvincente il giusto, ma un po' troppo di genere, quasi uno standard... non so, forse mi è solo un po' mancato il vecchio commissario Adamsberg (l'antieroe della Vargas). Poi queste descrizioni “per brand” tipo: “...la camicia azzurra confezionata in Savile Row...”, “...le scarpe di Ferragamo ticchettavano sull'asfalto...” , “... e il Rolex...” e basta!

Piacevole scoperta invece uno dei casi narrativi dell'anno: “La verità sul caso Harry Quebert” del giovane svizzero francofono Joel Dicker (28 anni). Prima di tutto si tratta di un “librone” di quasi 800 pagine (io adoro i libroni) che mi sono bevuto in meno di 3 giorni, uno di quelli che non ti molla finchè non lo finisci. La forza del racconto sta nella costruzione e nei molteplici piani narrativi che la compongono: è la storia di un libro che deve essere scritto... che racconta di un altro libro, scritto molti anni prima da uno scrittore che è il mentore dell'autore narrante... che racconta di una ragazza scomparsa e del giallo della sua morte... e di come l'industria dell'editoria fa a pezzi le storie e i loro autori... e poi è un giallo avvincente... e poi confronta la provincia americana degli anni '70 con quella odierna... insomma, come si usa dire, tanta roba.
Capiamoci: non è un libro perfetto, forse un paio di centinaia di pagine potevano essere risparmiate, alcuni personaggi sono ridotti a macchietta, sull'amore di Harry Quebert per Nola si scivola un po' nel mieloso, l'impianto “giallistico” è un po' contorto e inverosimile, tante piccole cose non sono perfette, ma se non l'avete letto procuratevelo in fretta perchè ci passerete delle ore piacevoli. Secondo me il giovane Dicker è davvero geniale, specie se si considera l'età.

“L'ipotesi del male” di Donato Carrisi mi ha lasciato qualche dubbio. Non perchè non sia scritto bene, da questo punto di vista Carrisi è ormai rodato, ma perchè il suo destino è legato al suo primo romanzo “Il suggeritore” (2009), un grande libro davvero. Quando un autore esordisce a quel livello, poi ogni lettore si crea aspettative altissime, ed è dura confermarsi. Così è stato per il secondo “Il tribunale delle anime” di soggetto analogo, e per il sorprendente e diverso “La donna dei fiori di carta”, dello scorso anno. Due buoni libri, ma... Questo nuovo romanzo è il seguito del primo, dal quale riprende il personaggio oscuro e problematico della detective Mila Vasquez, ancora alle prese con trame oscure ed evocative, ai confini tra il bene e il male, frontiera che Carrisi ha frequentato anche nella sua veste di criminologo. Consueta accuratezza narrativa, storia solida e narrazione avvincente, insomma siamo a buonissimi livelli. Tutto a posto, ma se non lo conoscete e volete il miglior Carrisi cominciate col primo.

Letture estive 2013 - 1

Le mie solite e amatissime vacanze toscane di relax assoluto anche quest'anno mi hanno consentito letture interessanti che condivido volentieri con chi vuole.

Inizio con "Il grande gioco. I servizi segreti in Asia centrale" di Peter Hopkirk un saggio storico costruito con grande apparato bibliografico e documentale, ma scritto con stile quasi romanzesco, piacevole da leggere, ma anche pieno di opportunità di approfondimento.
Si parla della storia recente (da fine '700 a inizio '900) di quella parte del mondo che va dalla Turchia alla Cina e dalla Russia all'India passando per il Caucaso, la Persia ed i vari khanati dell'epoca. E' il periodo nel quale le grandi potenze dell'epoca, impero britannico e Zar di Russia, si contendevano il predominio su quell'immenso territorio. Strategie, scenari e grandi storie umane ambientate in luoghi che oggi si chiamano Iran, Pakistan, Cecenia, ecc. e che anche oggi, a secoli di distanza, sono al centro di contese di ogni tipo.

Una grande scoperta è stato Lucio Russo con il suo originalissimo "La rivoluzione dimenticata".
L'autore è un intellettuale che assomma sapere scientifico (fisica, calcolo delle probabilità, ecc.), umanistico (storia della scienza, Grecia antica, ecc.), grande passione per la ricerca e capacità divulgativa. Un genio.
La rivoluzione di cui si parla è quella che avvenne in periodo ellenistico nel mondo della scienza e del sapere. Allora venne calcolata in modo sorprendentemente preciso la circonferenza della Terra, il mto dei pianeti e della Terra intorno al Sole, la teoria gravitazionale, teoremi matematici e moltissime altre scoperte che furono nel breve volgere di un paio di secoli completamente dimenticate per venire "riscoperte" solo a partire dal Rinascimento. Una rivoluzione dimenticata per secoli alla quale molti scienziati (Newton per primo) hanno riconosciuto il dovuto tributo, riconoscimento però totalmente ignorato dalla storia nel nome della modernità.
Io mi accingo a leggere il nuovo libro di Russo "L'America dimenticata", dove si dimostra che in età ellenistica il continente americano era già ben conosciuto, e non poso che consigliare a tutti questo autore davvero straordinario.

“Zero zero zero” è stato una conferma del talento di Roberto Saviano, che sa raccontare storie quasi surreali con uno stile crudo ma coinvolgente. Storie di quotidiana follia davvero impressionanti, quasi incredibili se non fosse per la quantità di fonti e l'autorevolezza dell'autore.
La potenza dell'industria della droga pone diverse domande sul mondo finanziario, e mi conferma nella convinzione che la globalizzazione funziona a meraviglia per qualsiasi tipo di operazione ed attività, escluso l'esercizio della democrazia. Il quadro degli ultimi 20 anni di evoluzione del traffico mondiale della droga che esce dalle pagine del libro di Saviano non lascia ben sperare, ma conoscere ed essere consapevoli è importante.

venerdì 10 maggio 2013

Destra-sinistra o nuove forme di rappresentanza



Il fallimento drammatico del PD non è così diverso nelle dinamiche da quello dei tanti centro-sinistra del secolo scorso: non si tratta di qualità delle proposte (peraltro inconsistente), quanto di conflittualità tra diverse anime che lo compongono. La carica dei 101 (quelli che non hanno votato Prodi) non è stata un'improvvisata. Molti di loro avevano pianificato l'esito che stiamo vivendo molto prima, mentre altri dello stesso partito e nello stesso momento sbandieravano il "cambiamento" per acchiappare voti. Per chi ama chiarezza e trasparenza al momento l'unico auspicio possibile è che il PD concluda in fretta la sua esplosione.

La realtà è che i partiti di sinistra hanno da tempo abdicato ad una visione del mondo "diversa" dal modello unico del capitalismo globalizzato. I più spregiudicati si spingono a timide proposte di mitigazione degli effetti più visibili. Riguardo agli altri, i "liberali" in Italia non sono quasi mai esistiti, e la destra è occupata (da Berlusconi).

L'effetto è un ormai collaudato ed efficientissimo sistema che continua a produrre decadenza del ceto politico e ingovernabilità., mentre l'elettorato va da tutt'altra parte (o sta a casa). Il M5S e l'astensionismo lo hanno dimostrato con chiarezza. L'elettorato sta altrove, e partiti e sindacati, i "corpi intermedi", sono lì a testimoniare la crisi dei modelli di rappresentanza e partecipazione tradizionali.

Il sistema politico e di rappresentanza in Italia così come l'abbiamo conosciuto dal dopoguerra fino ad oggi è di fatto finito. Naufragato nell'incapacità di rispondere a istanze sempre più complesse e nella propria stessa inutile e paralizzante complessità burocratica.
La relazione tra il popolo e le forme di governo è da ricostruire in forme nuove e mai sperimentate.
Di questo sarà opportuno parlare, piuttosto che di gossip di partito.

giovedì 2 maggio 2013

Quello che è successo dalle elezioni di fine febbraio e cosa significa


Quello che è successo dalle elezioni di fine febbraio nella politica italiana sembra privo di senso per gli elettori di sinistra, ma ormai tutti abbiamo capito che un senso ce l'ha.
Anzi ne ha molti. E siccome anch'io cerco risposte, proverò a scriverle per me innanzitutto e per condividerle con chi avrà voglia di leggerle.

I fatti.

1 - per la prima volta dopo molto tempo l'elettorato si era espresso in forte maggioranza a sinistra. Questo è risultato evidente quando il M5S ha espresso via rete le sue preferenze per il Quirinale, indicando personaggi diversi ma sicuramente appartenenti al mondo della sinistra.

2 - i partiti che hanno raccolto quel consenso non sono riusciti a tradurlo in un governo (e in un Presidente della Repubblica) che rappresentasse questa indicazione dell'elettorato. Questo rappresenta un nuovo (forse definitivo) fallimento del sistema di rappresentanza, del "sistema democratico" come siamo abituati ad intenderlo fino ad oggi.

Anche se mi pare più interessante il ragionamento sul sistema, le responsabilità specifiche vanno assunte, e siccome nessuno se le prende, vanno assegnate.

A mio parere il primo responsabile è la dirigenza del PD per questi motivi:
- campagna elettorale vaga e senza obbiettivi specifici, senza "bandiere", senza proposte riconoscibili e chiare (tipo i diritti civili per Hollande in Francia, o l'abolizione dell'IMU per il PdL, per capirci)
- dopo il risultato tatticismo esasperato, tentativo di tenere aperti tutti i tavoli (presidenza della Repubblica, commissioni parlamentari, governo) con il blocco del Parlamento per 2 mesi tra tentativi maldestri di (finti) abboccamento con M5S per acchiappare qualche transfuga
- Bersani sapeva che con lui premier non si poteva avere speranza di creare una maggioranza con il M5S, ma non ha proposto altri nomi, accontentandosi di un mezzo alibi.

Anche M5S ha le sue responsabilità, la più grande delle quali è di non aver fatto i nomi dei candidati premier. Ora si sa che quando salirono al Colle la seconda volta avrebbero proposto a Napolitano i nomi di Settis, Zagrebelsky e Rodotà, ma Napolitano disse no a un premier extra-partiti e quei nomi non uscirono e con la trovata dei saggi il mandato a Bersani non fu mai ritirato. Ma M5S avrebbe dovuto rendere pubblici quei nomi (con il loro accordo, naturalmente), svelando con anticipo quello che poi sarebbe definitivamente venuto allo scoperto con la vicenda dell'elezione del Presidente della Repubblica, e cioè che un governo con M5S non avrebbe mai ottenuto la fiducia dell'intero PD (basta pensare che 101 non votarono nemmeno Prodi). Il prezzo di un governo PD-M5S sarebbe stata la spaccatura del PD stesso.

Questo per quanto riguarda la questione del mancato governo di sinistra, quello il cui esito era uscito dalle votazioni popolari e che non si è realizzato.
Sulla successiva vicenda dell'elezione del Presidente della Repubblica, il "sacrificio" di Marini-Prodi-Rodotà e a cascata il governo Letta non c'è molto da dire. Ormai per tutti è chiaro che ha segnato il fallimento del PD, ha sancito lo scollamento tra la dirigenza e la base e ancor di più la distanza abissale con gli elettori.
L'unico aspetto positivo è che ha fatto chiarezza sul fatto che almeno il 25% dei parlamentari (la "carica dei 101") aveva dall'inizio ben chiaro l'obbiettivo da raggiungere: la continuità, dopo l'esperienza Monti, del governo con il PdL.
Peccato che agli elettori fosse stato promesso altro.

Questo per quanto riguarda i partiti di casa nostra, ma ci sono considerazioni ben più vaste.
Alla prossima.

martedì 23 aprile 2013

Tutta colpa della Rete?


I partiti sono paralizzati dalla loro autoreferenzialità, generano un presidenzialismo de facto a Costituzione invariata, il Re è nudo e sarebbe tutta colpa della Rete? Ma mi faccia il piacere…direbbe Totò.
Sono impressionato dalla reazione smodata degli ignoranti digitali che scambiano la modalità broadcasting di Grillo-Casaleggio con i 5 Stelle con quelle di interazione accreditata consentite da diverse piattaforme.
Sono spinti da due motivazioni: - la prima risponde alla necessità di relativizzare l'espressione elettorale del 25% di italiani; - la seconda risponde all'insofferenza dei mondi editoriali cartacei e radiotelevisivi per la rete digitale.
Come sappiamo in Italia non abbiamo la presenza di editori puri, con poche e piccole eccezioni, per cui il blocco sociale che ha fatto della cosa pubblica un terreno di saccheggio, incuranti di perdere le grandi aziende nazionali (ultime cadranno quelle dell'energia), e ha nominato/spartito redazioni e direttori, fa quadrato e reagisce in modo omeostatico contro ogni possibile disintermediazione nella definizione del senso comune.
Avete notato che, a parte il fatto Quotidiano, è in atto la santificazione di Napolitano e della consociazione proposta, con la messa al bando del termine "inciucio"?
Avete notato come la forzatura costituzionale con il secondo settennato, non escluso nè menzionato dai padri costituenti che non auspicavano di passare dal Ventennio ai 14 anni, sia stata equiparata alla parola "Golpe" ? Così con l'equivalenza semantica si evita di dire che Napolitano non è stato proposto come accordo di unità nazionale a partire dalla prima votazione, spiegandone le ragioni e le conseguenze per il governo del paese, ma crea una modifica di fatto con l'esercizio di un presidenzialismo mai introdotto.
Avete notato che i commenti sulle elezioni in Friuli-V.G. sono tutti concentrati sul dimezzamento grillino e non sul fatto che solo il 50% degli aventi diritto è andato a votare? Si pone una questione di legittimità politica che volutamente viene rimossa.

Avete notato come è stato trattato, relativizzato e persino diffamato Rodotà?
Gli è stato imputato di essere sostenuto da Grillo, omettendo che è stato proposto da centinaia di professionisti e accademici non 5Stelle, ultimo Scalfari che lo conosce bene, avendolo come editorialista e avendolo avuto nel Partito radicale con/di Pannunzio.

La rete ha ampliato enormemente lo Spazio Pubblico e consente modalità interattive e disintermediazione, ciò non significa che risolva le idiozie regressive proprie delle antropologie che la usano ma offre affermazioni di fonti e modalità informative fondate sull'autorevolezza e non sul controllo gerarchico, vedi Wikipedia. e-democracy, partecipazione informata con identità accreditate sono questioni non derubricabili a "democrazia dei tweet" come dice il Corriere.
Questo rende più difficile una politica fondata sulla simulazione e sulla dissimulazione e rende i cittadini/elettori più esigenti.
Siamo all'inizio e nessuno può limitarsi ad essere uno spettatore, magari "tecnologico", non è una rete di tubi per la quale occorrono idraulici ma è l'acqua, un Bene Comune per il quale occorre avere la consapevolezza di essere un blocco sociale per l'innovazione qualitativa, con le conseguenti responsabilità di pratiche, di azioni e di proposte. 


venerdì 19 aprile 2013

Perché?

Stefano Rodotà, da uomo rispettoso delle Istituzioni e delle procedure costituzionali e uomo fuori dai giochi partitocratici mantiene la candidatura. Un esempio per tutti. Chi propone e vota Prodi deve spiegarci perché non va bene Rodotà.

venerdì 22 marzo 2013

M5S: quali risultati finora?


L'esplosione di M5S ha scosso il panorama politico e il mondo della comunicazione che gli gira intorno. A mio parere qualche risultato lo ha già conseguito, e cercherò di spiegarlo, altre prove seguiranno, con esito ad oggi poco prevedibile.

La premessa è che l' "eccesso di successo" impone un cambio di velocità che non è favorevole alla giusta maturazione del movimento: il frutto acerbo è stato staccato dall'albero, ed il tepore del sole è stato sostituito dal microonde. Ma questo è un dato di fatto e c'è poco da fare, ma è opportuno ricordarlo.

Quali sono i risultati finora?

1- Il cambio generazionale e di genere in Parlamento
Il conflitto culturale e generazionale nella politica italiana era evidente: i padri non lasciavano spazio ai figli, il fisiologico ricambio era bloccato da una casta trasversale di anziani sclerotici in gran parte senza valore e senza valori. Ciò che è avvenuto è stato il brusco inserimento di giovani e di donne in Parlamento, una specie di '68 impensabile fino a pochi mesi fa.
Ciò non sarebbe avvenuto senza M5S, per la sua propria presenza (età media 39 anni) e per l'adeguamento impasto agli altri partiti, PD in particolare, ma non solo. Comunque vada a finire, credo che da questo punto sia difficile retrocedere.

2 - Il ricambio nelle figure istituzionali
La presidenza della Camera a una persona fuori dalla consorteria dei partiti è l'esempio più eclatante, ma credo che, una volta completato il quadro delle figure parlamentari di garanzia (comitati, commissioni, ecc.) avremo più chiara la portata del cambiamento in atto.

3 - Separazione tra i poteri
Interessante è la netta separazione che M5S sta mantenendo nel suo agire tra il potere legislativo (Parlamento) e il potere esecutivo (Governo). Di norma le cariche del primo erano merce di scambio per il secondo e viceversa. Questa volta, finora, non è stato così. Mi pare un segnale importante, anche se poco appariscente, di un modo diverso di far politica.

Ora vengono passaggi più difficili, nuove sollecitazioni e mediazioni delicate, capacità o volontà di assumere responsabilità, scomodi compagni di viaggio. Non faccio previsioni. Sono situazioni difficili che ho vissuto personalmente negli anni '80 con i Verdi e ricordo bene gli scontri tra riformisti e fondamentalisti.

Poi c'è il rapporto col mondo della comunicazione, il tiro al "piccione grillino", la polarizzazione amore - odio neb, la figura di Grillo e l'organizzazione di M5S, lo stress che sta subendo l'ultimo dei partiti (il PD) e la crisi dei "corpi intermedi"... tutti argomenti importanti, riportati all'attenzione dei cittadini che hanno voglia di discutere e che all'improvviso sembrano diventati più numerosi e rumorosi dei "rassegnati" di qualche mese fa.
Anche questo è un risultato positivo di M5S. Forse il più importante.

mercoledì 20 febbraio 2013

Perchè votare 5 stelle



Alle prossime elezioni troverò il modo di votare 5 stelle.
Vedrò come, perchè bisogna districarsi in questa legge elettorale fetente, perchè c'è il problema del Senato, perchè in regione c'è il voto disgiunto... ma troverò il modo.
Il motivo è molto semplice e non è certo Grillo, che pure apprezzo da oltre vent'anni per le cose che dice e come le dice, perchè educa divertendo, perchè ha svolto un ruolo importantissimo di "megafono dell'ecologia" intesa come valore etico e universale.
Il fatto è che, qui e ora, 5 stelle è un veicolo formidabile per creare una nuova classe dirigente, per consentire a centinaia di persone di dedicarsi alla politica, di mettere in gioco il loro tempo e la loro energia senza passare dal "trattamento UHT" (inteso come processo di produzione del latte) delle scuole di partito.
Gente nuova, con tanta volontà ed entusiasmo. Gente giovane, perchè il ricambio generazionale è fondamentale. Tante donne, perchè il ricambio di genere lo è altrettanto. Con tutti i rischi del caso ma anche con tanto entusiasmo e voglia di risollevare la politica dal buco nero dove è precipitata (leggete il bell'articolo di Luca Fazio sulla manifestazione di ieri).
Del fatto di aver dato vita a questo veicolo straordinario e di alimentarlo ogni giorno con l'energia della propria presenza, di questo sono grato a Grillo e a chi lavora con lui.
Non gli chiedo altro, se non di continuare a divertirmi raccontando cose intelligenti.
Da domani toccherà agli eletti in Parlamento e in Regione. Non sarà facile, ci sarà tanto da studiare e da imparare e non ci sarà alcun segretario a dare la linea.
Sono fiducioso che non faranno rimpiangere quelli che hanno rimpiazzato e nel mio piccolo, se sarà necessario, cercherò di dare una mano.

mercoledì 16 gennaio 2013

Il Mali e la storica questione della "guerra giusta"



Ci risiamo, purtroppo.

Una nuova guerra è in corso in Nord Africa, e la comunità internazionale e tutti noi dobbiamo interrogarci e prendere posizione.

Io la questione di principio l'ho risolta nel '95, ai tempi di Sebrenica: intervenire si può, anzi in alcuni casi si deve. Per quanto ci è dato sapere ad oggi, questo mi pare uno di quei casi.

La situazione in Mali sembra essere più o meno questa: nelle regioni del Nord aumenta la presa degli islamici, che fanno sempre di più cose da talebani. Amputazioni, lapidazioni e fustigazioni in pubblico sono in aumento e con loro aumentano i profughi, già ben oltre mezzo milione.
Amnesty ha denunciato che nel Mali Settentrionale milizie pro-governative sembrano intenzionate a ingaggiare gli islamici, ma per ora si sono segnalate solo per la commissione di atrocità e per di più arruolano forzatamente i minori in nome della lotta per riconquistare il Nord del paese. Una ricetta sicura per un bagno di sangue.
La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cedeao), ha chiesto aiuto all’ONU e al Consiglio di sicurezza (noi ci mettiamo gli uomini ma qualcuno ci deve mettere mezzi e soldi).
La Francia è partita e i capi di stato maggiore africani si stanno organizzando in vista della battaglia di terra. Romano Prodi, inviato dell'ONU, parla di unanimità «mai vista» all'interno del Consiglio di Sicurezza a favore della guerra: «Non si poteva lasciare che la zona diventasse un presidio dei terroristi».