mercoledì 16 gennaio 2013

Il Mali e la storica questione della "guerra giusta"



Ci risiamo, purtroppo.

Una nuova guerra è in corso in Nord Africa, e la comunità internazionale e tutti noi dobbiamo interrogarci e prendere posizione.

Io la questione di principio l'ho risolta nel '95, ai tempi di Sebrenica: intervenire si può, anzi in alcuni casi si deve. Per quanto ci è dato sapere ad oggi, questo mi pare uno di quei casi.

La situazione in Mali sembra essere più o meno questa: nelle regioni del Nord aumenta la presa degli islamici, che fanno sempre di più cose da talebani. Amputazioni, lapidazioni e fustigazioni in pubblico sono in aumento e con loro aumentano i profughi, già ben oltre mezzo milione.
Amnesty ha denunciato che nel Mali Settentrionale milizie pro-governative sembrano intenzionate a ingaggiare gli islamici, ma per ora si sono segnalate solo per la commissione di atrocità e per di più arruolano forzatamente i minori in nome della lotta per riconquistare il Nord del paese. Una ricetta sicura per un bagno di sangue.
La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cedeao), ha chiesto aiuto all’ONU e al Consiglio di sicurezza (noi ci mettiamo gli uomini ma qualcuno ci deve mettere mezzi e soldi).
La Francia è partita e i capi di stato maggiore africani si stanno organizzando in vista della battaglia di terra. Romano Prodi, inviato dell'ONU, parla di unanimità «mai vista» all'interno del Consiglio di Sicurezza a favore della guerra: «Non si poteva lasciare che la zona diventasse un presidio dei terroristi».