lunedì 21 novembre 2011

Crisi della democrazia, crisi della rappresentanza. E noi?

Non mi preoccupano degli strepiti sul “golpe” leghisti o degli ultimi ultras berlusconiani, né i riferimenti a nuovi complotti plutocratici (cos’era il berlusconismo appena finito?) o giudaici. Non è questo. E’ la crisi del modello di democrazia fondato sui partiti, del sistema della rappresentanza politica, della sua efficacia nel nostro tempo.
Ci penso spesso, perché mi mette sempre a disagio vedere un problema e non avere idee di soluzione, mi dà fastidio non avere risposte. E questo è il caso.
Vedo che anche Wittgenstein (Luca Sofri) si pone il problema.
Sull’esito di tale situazione oggi in Italia, ovvero il Governo Monti, la domanda che mi faccio è semplice: chi vorrei che ci fosse ora a capo del Paese? Ovvio che Monti non mi rappresenta se non per alcuni aspetti particolari, più etici che politici. Non condivido con lui formazione, cultura, idee politiche, istanze sociali.
Bene, allora chi altri vorrei al suo posto? Nessuno, non trovo nessun altro.
Anche su questo qualcuno sta ragionando, ad esempio Paterlini, su Piovono rane.

venerdì 4 novembre 2011

Ha ancora senso parlare di democrazia?

Luigi Zingales dice che l’Italia è una peggiocrazia, ed è vero che negli ultimi anni da noi è andata sempre peggio.
Ma è la democrazia stessa ad essere sempre più vuota di senso.
Il suo esercizio è lento (mentre decisioni che cambiano la vita delle persone sono prese altrove e nel tempo di un click) e locale (mentre ciò che detta le regole è la globalizzazione). Insomma, non funziona.

Il principio cardine della democrazia è l’uguaglianza, ma oggi sappiamo, ad esempio, che il debito della Grecia in fallimento è di 200 miliardi, più o meno quanto i pochissimi miliardari greci hanno nei loro conti in Svizzera. E guai a parlare di referendum (strumento di democrazia, o no?)

Per non parlare dell’assenza di alcuni requisiti della democrazia: informazione e conoscenza.

Vedo da questo articolo di Gramellini che questi dubbi cominciano ad essere piuttosto diffusi:
“…Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione?...”

Certo, pare un po’ eccessivo, e poi uno si deve chiedere qual è l’alternativa, ma sta di fatto che è sempre più dura difendere questa democrazia che non c’è.

venerdì 28 ottobre 2011

Ricchi sempre più ricchi: così in USA.


Il Congresso americano ha rilasciato un rapporto che racconta l’andamento della distribuzione del reddito negli USA dal 1979 al 2007
Chi vuole approfondire trova una sintesi qui.
Questa immagine illustra la crescita del reddito netto (dopo le tasse) in questo periodo (28 anni) per classi di reddito.

Il dato più impressionante del rapporto è questo:
Per l’1% più ricco della popolazione l’incremento è stato del 275%.
Per il seguente 19% più ricco della popolazione 65%
Per il 60% di mezzo del 40%
Per il 20% più povero del 18%

Non ho notizia di simili rapporti riferiti all’Europa o all’Italia, ma ho come l’impressione che la situazione non sia molto diversa.
Invertire questo trend è già mezzo programma di governo.

giovedì 27 ottobre 2011

Sapersi comportare nello stallo

Sul futuro del governo è stallo, l’abbiamo già detto e ridetto, ma c’è modo e modo anche di stare i questo vuoto pneumatico.
Tra le opposizioni c’è chi vorrebbe elezioni subito e chi un governo istituzionale,
Io, ad esempio, sto coi secondi, anche perchè aver raccolto un milione e duecentomila firme per cambiare la legge elettorale, e poi dire che bisogna andare a votare comunque con questa, mi pare assurdo e poco rispettoso.
In ogni caso, come dice bene oggi Menichini sul Post, non c’è nulla che si possa fare, ora, per spingere il quadro politico verso una o l’altra delle due direzioni.
Allora, dico, non sarebbe meglio, per il Pd, invece di rilasciare dichiarazioni del tutto inutili che servono solo ad accentuare le divisioni interne, fare delle proposte di programma (se ci sono) e rimettersi alle scelte del Presidente della Repubblica?

giovedì 20 ottobre 2011

Milano, il brutto che avanza - Policlinico



Avevo già fatto un post un annetto fa sulla schifezza in costruzione in via Francesco Sforza.
Ora l'edificio si sta completando, i vuoti dello scheletro di ferro sono riempiti dai pannelli prefabbricati, e il tutto sembra ancor più brutto di quanto mi aspettassi.

martedì 18 ottobre 2011

Depressione politica


Sono un po’ stufo.
La situazione nella politica del Palazzo è in stallo totale (come in questa immagine).
A questo si aggiunge la beffa della fiducia della scorsa settimana.
Il movimento planetario degli indignati apre ad una speranza di cambiamento e rieccoci in pieno clima anni ’70. Unico paese al mondo a sputtanare un movimento globale.
Il rimedio proposto da Di Pietro, leader populista e di destra della sinistra italiana, è il ritorno alla legge Reale!
Il panorama politico è davvero sconfortante.
Anche in questa situazione pietosa ho apprezzato la reazione civile dei manifestanti di Roma, le tante belle parole spese, da Adriano Sofri a Gad Lerner, e molti altri.
La testimonianza più bella che ho letto è quella di Marina Petrillo. La trovate qui.
Ma ad oggi non è sufficiente a compensare lo sconforto.
Passerà.

giovedì 6 ottobre 2011

Ricordando Steve Jobs


Steve Jobs se ne è andato e ho ripreso il testo del suo famoso discorso alla Stanford University (chi ha voglia di rileggerselo tutto lo trova qui.
Alcune parti, che vorrei che tutti leggessero, soprattutto i ragazzi, sono memorabili e le voglio condividere, senza commento.
Ciao Steve.

“ Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso.
Nell'attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti. Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare.
Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l'unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. “

“Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l'unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro.
E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.”

"Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.
"Stay Hungry. Stay Foolish.", siate affamati, siate folli.
Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi. Stay Hungry. Stay Foolish."

La bella immagine l'ho trovata in rete, è di Simonetta Roncaglia.

mercoledì 21 settembre 2011

Pessimismo politico

Di solito non sono pessimista, tutt’altro, ma lo scenario politico nazionale è davvero scoraggiante.
Con questo Parlamento di nominati acquistabili in saldo, Bossi e il Berlusca hanno realizzato il meccanismo perfetto.
Tutto è bloccato e non possiamo farci niente.
Scriviamo, ci indigniamo (almeno 3 volte al giorno), firmiamo di tutto ma in realtà assistiamo impotenti a questo spettacolo indegno (nel senso di privo di dignità).

La speranza è appesa ad un improbabile sussulto da parte di qualcuno che non so immaginare (qualche Scilipoti o Calearo al contrario? Maroni? Mah!).
O ad una mossa di Napolitano che non so nemmeno se augurarmi: pensate al precedente e pensate se ci fosse un Cossiga come Presidente, che è anche capo dell’esercito. Mi vengono i brividi al solo pensiero.

Le opposizioni hanno tentato più o meno di tutto.
Non c’è una voce dalla società che non chieda al Berlusca di andarsene (manca solo la chiesa ufficiale, la cui dignità è più o meno pari a quella del Parlamento), o a Bossi di mollarlo, ma non succede niente.
Siamo incazzati ma non abbastanza disperati da mettere in atto rivolte di tipo tunisino o egiziano.
Per ora non se ne esce. Ce la faremo prima del 2013 ?

mercoledì 14 settembre 2011

Crisi: in Italia al momento manca un governo e quello che non c’è non se ne vuole andare


Crisi finanziaria, situazione economica, mercati, ecc. sono questi i temi che segnano il ritorno dalle vacanze. Non sono molto competente in materia, ma mi pare che le ragioni della crisi siano tutte lì da vedere per chiunque voglia aprire gli occhi. Se da un certo punto di vista tornare fa piacere.

Prendendola alla larga diciamo che le istituzioni di governo non adeguate alla scala planetaria dei problemi economici imposta dalla globalizzazione. Economia e finanza si sono attrezzate in fretta, le istituzioni no. Così economia e finanza riempiono il vuoto e governano.

Soluzioni?
Beh, al momento si potrebbe solo giocare in difesa: restrizioni alle transazioni “allo scoperto”, stop ai mercati non regolamentati (i famigerati ATS - Alternative Trading Systems ) ), tassazione maggiore dei profitti finanziari, per fare qualche esempio.
Il passaggio successivo dovrebbe essere un accordo, necessariamente planetario, per applicare finalmente la Tobin tax Ma qui ovviamente si torna alla questione del governo globale, obbiettivo che in questo periodo di progressivo arroccamento nazionale (regionale, comunale, condominiale, ecc) non pare affatto vicino.

Passando sulla scala nazionale il nostro paese ha un PIL di 1.500 mld annui, e un debito di 1.800 che ci costa in interessi 80 mld. all’anno circa.
Ma l’Italia ha anche 120 mld di evasione, 60 mld di corruzione, 350 di economia sommersa (il “nero”) e dai 500 ai 700 mld. di capitali nascosti nei paradisi fiscali (i dati sono tratti dal recente libro “Soldi rubati” di Nunzia Penelope). Quindi in teoria le risorse non mancherebbero e, oltre al recupero di quanto sopra, di cose da fare ce ne sarebbero tante: dalla vendita intelligente di beni pubblici (che spesso costano e vanno in malora), alla patrimoniale, fino allo "scandaloso" congelamento del debito (misura peraltro già adottata molte altre volte, ultimo recente caso l’Islanda.

C’è solo un problema: in Italia al momento manca un governo e quello che non c’è non se ne vuole andare.

martedì 23 agosto 2011

Letture d’agosto tra Val d’Orcia e Val di Chiana


In questo caldo agosto non mi viene gran voglia di scrivere di politica, crisi finanziaria, berluscaggini, ecc., anzi, trovo già faticoso guardare i TG. Viene invece più voglia di leggere.
I libri che mi hanno fatto compagnia sono stati questi.
Un classico: "Underworld" di Don Delillo del '97, puro stile postmoderno americano ma di lettura abbastanza gradevole: piccoli quadri in stile Hopper, storie di vita che si susseguono seguendo in parte la storia di una pallina da baseball protagonista di un mitico
fuoricampo del '51.
Stessa provenienza per "Infinite Jest" di David Foster Wallace del '96. Questo non lo conoscevo, e non lo avevo in lista, mi ha incuriosito Fabio e me lo sono procurato: totalmente surreale. Un affresco immaginario di un mondo prossimo venturo allucinato. Circa
1300 pagine di cui oltre un centinaio di note dedicate in buona parte alla composizione chimica di droghe varie.
Prima di giudicarlo illeggibile ho resistito eroicamente per 500 pagine.

Per la mia passione dei romanzi storici avevo in cantiere un bel pacchetto di libri.
"La mano di Fatima" del bravissimo Falcones, che racconta del periodo successivo alla reconquista nel sud della Spagna e dell'espulsione dei "moriscos" musulmani. Ricostruzione storica ben documentata, bel ritmo e bei personaggi.
"Quattocento" di Susana Fortes invece dedicato ad un episodio chiave del Rinascimento Rinascimento italiano:la "congiura dei Pazzi" contro Lorenzo il Magnifico del 1478. La narrazione si alterna tra la Firenze del tempo e l'attualità. Il risultato è un pò scolastico, ma tutto sommato gradevole.
Fresco di stampa "Gli occhi di Venezia" di Alessandro Barbero, docente di storia medioevale e nerratore. Si parla della Venezia di fine '500 e di viaggi, peripezie e commerci nel Mediterraneo, tra l'Adriatico e Istambul, seguendo le avventure di un "galeotto" (nel senso di rematore di una galera). La ricostruzione storica è interessante e realistica, i personaggi ben congegnati ed il risultato è un romanzo ben riuscito, senza arrivare alla qualità narrativa di Falcones.

Per i noir mi sono letto "Nei boschi eterni" e "La cavalcata ei morti" di Fred Vargas, una sicurezza;
"Il libro delle anime" di Glenn Cooper, che per chi ha letto il precedente ("La biblioteca dei morti") vola via in un fiato;
"L'ipnotista" di Lars Kepler. Con quest'ultimo per un po' con gli autori nordici ho chiuso: troppo pompati sull'onda di Stieg Larsson, dopo il quale non ho trovato granchè. Questo, ad esempio, non vale nemmeno la metà de "Il suggeritore" di Carrisi (cosa aspetta a scriverne un altro?).



Ho letto poi "Il pane di ieri" di padre Enzo Bianchi, una raccolta di brevi pensieri pieni di saggezza e profondità che parlando del pane, del vino, della terra ci raccontano la spiritualità dell'autore, e risvegliano anche la nostra. Poche ore per leggerlo (un centinaio di pagine), un po' di più per rifletterci.

Parlando di terra ho finito pochi giorni fa "Canale Mussolini" di Pennacchi. Mi è piaciuto un sacco, un po' perché ritrovo il dialetto veneto-furlan delle mie origini, un po' perché è davvero divertente, anche se racconta di miseria e fatica e guerra. Racconta l'epopea della bonifica dell'Agro Pontino e fa capire anche qual'era il rapporto vero del popolo col fascismo. Vale sicuramente la pena di leggerlo.

Sabato torno a Milano in treno, con "Marina" di Zafon, libro per ragazzi scritto prima dei più famosi, che in treno ci dovrebbe stare bene.
E da lunedì si torna alla vita milanese.

martedì 26 luglio 2011

Terroristi biondi, fondamentalisti nostrani, churnalism

Hanno colpito ancora, questa volta nella civilissima Norvegia, ben descritta da Adriano Sofri.
Le ideologie fondamentaliste e tribali, le ideologie di isolamento e di morte questa volta hanno trovato il terreno dove mettere radici nell’ego disturbato e ansioso di protagonismo di tale Breivick, il quale ha compiuto il classico percorso, dall’indottrinamento all’addestramento militare, di ogni criminale fondamentalista, che sia islamico o cristiano, americano o afgano o norvegese.
Non c’è monopolio del fondamentalismo e delle ideologie criminali.

Che fare? Come opporsi a questi terribili modelli che si contrappongono l’un l’altro alimentandosi a vicenda? Come farlo soprattutto senza adeguarsi al loro livello (e quindi dando loro partita vinta)?

Una buona pratica mi pare quella dei norvegesi, dal premier, che ha detto "Non ci toglieranno il nostro modo di vivere", al poliziotto di Oslo che ha detto "Noi siamo disarmati, e spero che non ci costringano mai ad armarci".

Qui in Italia, tanto per cominciare, proporrei di togliere visibilità mediatica a un personaggio che imperversa da tempo: il pessimo Borghezio.
Ieri a Radio24 ha detto, tra il finto scandalo dei conduttori, che "le idee cui si è ispirato l’assassino Breivick sono condivisibili, in parte ottime".
Niente di nuovo.
L’ultima volta aveva strizzato l’occhio al KuKluxKlan, poi aveva detto che “Mladic è un patriota e i serbi potevano bloccare l'invasione islamica" (evidentemente non ce l’hanno fatta, anche se ne hanno uccisi migliaia).

Prima ancora aveva spiegato ai membri di Nissa Rebela, movimento di estrema destra francese, che “… ci sono delle buone maniere per non essere etichettati come fascisti nostalgici, ma come un nuovo movimento regionale, cattolico, eccetera, ma sotto sotto rimanere gli stessi”.

Ma la sua biografia parla per lui:
- condannato in via definitiva nel 2005 per l'incendio a un pagliericcio nel quale dormiva un immigrato, avvenuto nel corso di una "ronda antidroga";
- condannato nel 2003 a pagare una multa di 750.000 lire per violenza privata su un minore marocchino di 12 anni;
Ma la passione ha radici lontane, visto che già l’11 luglio 1976 (fonte l' "Avvenire") fu bloccato a Pont Saint Luis, vicino a Ventimiglia, con una cartolina indirizzata "al bastardo Luciano Violante", allora uomo di punta nelle inchieste contro i neri. Il testo del messaggio, accompagnato da un paio di svastiche, da un "Viva Hitler" e dalla firma da "Ordine Nuovo", era il seguente: "1, 10, 100, 1000 Occorsio". Il giudice ucciso due giorni prima.

Ecco, qui in Italia, ad esempio, si potrebbe fare una piccola campagna per convincere i churnalisti nostrani a rinunciare, nel loro bestiario quotidiano, ad esibire il Premiato Numero dell’orso che puzza e spara cazzate e noi diciamo "Che vergogna!”.

Certo non è molto, ma potrebbe essere un piccolo inizio.

venerdì 22 luglio 2011

Demagogia populista o indignazione?


Ho trovato sul Post l’ennesima storia di mediocrità politica, quella di un deputato PD che non c’è mai e poi passa al gruppo misto, e poi a Noi Sud. Una storia che fa il paio con tante altre, troppe altre.
Poi trovo questa immagine e l’inchiesta de LaVoce.info.
Ci penso, m’incazzo, mi convinco che prima di andare a votare occorre cambiare la legge elettorale (almeno se capitano in Parlamento questi personaggi possiamo incazzarci con chi li ha votati), e poi penso che se qualcuno tira fuori la storia della “demagogia populista” gli tiro un calcio negli stinchi.

mercoledì 20 luglio 2011

La Lega legata


Da tempo sono convinto che Bossi e la Lega non siano liberi nelle proprie azioni.
Credo che il legame con Berlusconi non sia solo politico, credo che ci sia anche altro.
A partire dalla questione del simbolo al fallimento della Banca Padana “salvata” da Fiorani a 4 euro per azione contro i 25,8 sborsati dai 4.000 piccoli investitori solo 4 anni prima.
I comportamenti di Bossi degli ultimi tempi confermano questo sospetto: il vecchio e malconcio “senatur”, portato in giro dai suoi come una madonna in processione, bofonchia parole senza senso per tenere in piedi un Berlusconi che in altri tempi avrebbe mollato al volo, ovviamente in nome del “federalismo”, la solita balla per elettori gonzi.
Ma anche nella Lega qualcosa sta cambiando: anche il “popolo leghista” si sta accorgendo che i suoi rappresentanti si stanno distinguendo tra i più affamati di poltrone, in cima alle classifiche per doppi incarichi, nepotisti (col capo in testa grazie al figlio “Trota”), generalmente inefficienti come ministri (qualcuno ricorda memorabili provvedimenti del ministro Bossi?), spesso più dannosi della grandine sulle vigne (ad esempio Calderoli con la legge elettorale).http://www.blogger.com/img/blank.gif
Non bastano più le solite sparate razziste alla Borghezio, le adunate a Pontida, le cialtronate come l’ultima dei ministeri al Nord (4 scrivanie made in Sicilia in due stanze a Monza).
Ormai le crepe interne non si possono più nascondere (Maroni ne ha pieni i maroni), i deputati non seguono più il capo e quest’ultimo sondaggio sulla leadership della Lega è un altro segnale della fine che sta arrivando.
Per Berlusconi e per Bossi, insieme.

mercoledì 13 luglio 2011

Breve ragionamento sulla finanza internazionale

Non occorre essere un tecnico per capire che la speculazione finanziaria sta creando danni enormi. Gli obbiettivi sono assolutamente indifferenti: da uno stato europeo (Grecia, Irlanda, Italia), alla quotazione di beni vitali come il riso o il grano (che importa se l’aumento del prezzo affama milioni di persone?).

La speculazione finanziaria non ha limiti.
Le banche, che quando sono colpite e chiedono di essere salvate, sono le stesse che commerciano strumenti finanziari che consentono di scommettere sui fallimenti.

Si è ormai creata una perfetta sinergia tra le agenzie di rating come S&P, Moody’s, ecc. (che dovrebbero essere indipendenti) e il mondo speculativo: le agenzie suonano la campanella e partono le vendite (meglio se allo scoperto, grazie ai derivati).

Le voci che si levano contro questa straordinaria distorsione del mercato sono pochissime:
la politica è largamente finanziata da che specula, nessuno vuole essere tacciata di anticapitalismo, ogni tanto qulache annuncio di “drastiche misure” che non arrivano mai;
le grandi imprese costruiscono il loro utile anche (soprattutto) grazie alla commistione con la finanza, e anzi, molti vendono perchè hanno capito http://www.blogger.com/img/blank.gifchhttp://www.blogger.com/img/blank.gife si fanno più soldi con la finanza;
il mondo dell’informazione, salvo qualche eccezione è puro “CHURNALISM” (la gran parte dei giornalisti non credo sappia nemmeno, a 40 anni dalla proposta, cosa sia la Tobin tax)
la rete, diciamo la verità, su temi un po’ complessi come questi, mostra al momento qualche limite, pur con lodevoli eccezioni.
Eppure non sarebbe poi così difficile tirare qualche legnata agli speculatori: le scommesse sono sempre a breve termine e se le istituzioni bancarie sostenessero i titoli sotto attacco (non importa quali, non è questo il punto, gli speculatori sono sempre gli stessi) per un breve periodo di tempo, chi scommette allo scoperto prenderebbe un bel bagno e ci penserebbe sopra in futuro.
Già, non sarebbe difficile, ma chi ci guadagna?

venerdì 17 giugno 2011

Android questo sconosciuto

Bene. Oggi ho cambiato cellulare. Sono passato a Android e al momento sono abbaatanza incasinato.
Pero faccio i post dal telefono che e una meraviglia.

lunedì 13 giugno 2011

E la giunta va…

Mentre aspetto con trepidazione l’esito dei referendum, ho visto questo bell'articolo di Linkiesta sulla giunta Pisapia, che vale la pena di guardare.
Intanto dico che la mia impressione sul gruppo degli assessori è positiva: un bel segnale di rinnovamento sia nei personaggi, in gran parte indipendenti dai partiti, sia nell’attenzione ai giovani e nell’equilibrio tra uomini e donne.
Bene anche i primi segnali organizzativi con Corritore e Baruffi in ruoli chiave come sono quelli di direttore generale e capo di gabinetto (buon lavoro Maurizio e in bocca al lupo).
Sento di qualche dubbio sull’attribuzione delle deleghe rispetto alle competenze specifiche delle persone e qualche dolorino di pancia a sinistra per la scelta di Tabacci (anche per il doppio incarico) che a mio parere è invece ottima, per competenza, per il segnale politico e per i collegamenti nazionali e locali, che in tempi di vacche magre sono molto importanti.
Nel complesso direi però che tutto sembra andare bene, almeno per ora.
Alcuni segnali mi sembrano chiari:
- un deciso spostamento in area cattolica da CL a Caritas/Casa della Carità (la Guida, Granelli e anche la Castellano);
- un avvocato all’urbanistica, presumo quindi “a guardia” del PGT;
- il coinvolgimento di Onida e Bassetti in ruoli di prestigio, che, insieme a Tabacci fanno pensare ad un dialogo aperto e vivo con un mondo che potrebbe tornare a mettersi in gioco dopo molti anni di assenza (o di presenza anche troppo discreta.
Speriamo che tante aspettative e disponibilità trovino modo di essere raccolte e messe a disposizione della città.

giovedì 2 giugno 2011

Milano, guardando al futuro: “largo ai ccciofani”

Bene, ce l’abbiamo fatta, ce la siamo goduta e ce la stiamo godendo ancora.
Coi referendum, per una decina di giorni ce la godremo ancora, e speriamo di farcela anche con quelli, cosa che non sarà per niente facile.
Intanto mi pare che valga la pena di fare qualche riflessione.
Comincio con questa.

Termometro politico ci racconta che “…il candidato sindaco del centrosinistra è prevalso in tutte le fasce d’età e di istruzione, ma ha costruito il suo successo soprattutto tra i giovani (gli elettori fino ai 35 anni hanno votato Pisapia al 61% e la Moratti al 39%) e gli elettori con titoli di studio più alti(59% per Pisapia tra i diplomati, addirittura 65% tra i laureati), ma anche gli studenti (63% a 37%)”

Se le cose stanno così, sapendo che l’ottimo Pisapia conta 62 primavere e che gli eletti in consiglio comunale nel centro sinistra hanno un’età media sotto i 40, sarà bene dare un segnale di coerenza anche in giunta.
Per quanto arzilli, un gruppo di assessori nonni non sarebbe un bel segnale di rinnovamento.
Mi sentirei di chiedere ai pur ottimi (anche amici) Marilena Adamo, Carlo Monguzzi, Barbara Pollastrini, Basilio Rizzo, Daniela Benelli, e tutti gli altri gloriosi protagonisti dalla politica locale e oltre dagli anni ’80 (e anche ‘70),. di dare un prezioso aiuto dietro le quinte lasciando spazio alle nuove generazioni.
Com'è che dicono di solito i babbioni in TV? .... "LARGO AI CCCIOFANI”.
Questa volta proviamo a farlo davvero.

domenica 29 maggio 2011

Abbiamo votato e siamo contenti


Bene, oggi le tre generazioni della famiglia Zerbini/Pensato hanno fatto il loro dovere recandosi alle urne.
Adesso aspettiamo con fiducia, senza dire niente...
Quello che resterà, comunque, è una campagna elettorale bella, divertente, in alcuni momenti esaltante.
Una combinazione magica che ha tenuto insieme tutti, mettendo da parte scetticismo, personalismi e beghe di partito.
Forse sarà stato Pisapia, il candidado dal giusto "low profile", forse l'esempio di piazza Tahrir, forse la potenza della rete, forse la nausea da Berlusca.... chissà.
Sta di fatto che è è venuto tutto davvero bene.
Adesso aspettiamo i risultati, e poi vediamo.
Magari si riuscirà anche ad andare avanti su questa strada: leggeri, senza acrimonia e senza litigi.
Ci credo poco, ma io ci proverò, perchè quest'aria mi piace.

mercoledì 18 maggio 2011

Elezioni a Milano: dopo l’euforia, ragionamenti e numeri

Dopo l’ottimo esito delle amministrative mi sono messo a guardare un po’ di numeri.
Il risultato è questo.
Il centrosinistra ha fatto il suo dovere portando alle urne a votare Pisapia il suo elettorato. Nulla di più ma anche nulla di meno, perché, coi tempi che corrono non era facile (e forse le cialtronate del Berlusca e della Moratti hanno dato una mano).
I giochi grossi, il tracollo, sono tutti nell’elettorato di centrodestra, con 80.000 persone che hanno deciso di non votare la Moratti, in parte stando a casa e in parte votando il terzo polo.
Numeri di confronto con le precedenti del 2006 (arrotondati):
Hanno votato oltre 673.000 persone mentre nel 2006 furono 696.000. La percentuale è simile: 68%.
Centro sinistra:
Pisapia ha preso 316.000 voti (48%), meglio delle liste che lo sostenevano, che hanno sommato 281.000 (47%)
Ferrante aveva preso 319.000 voti (47%), decisamente meglio delle liste che lo sostenevano 270.000 (45%).
Quindi, Pisapia ha fatto meglio (tenuto conto del numero inferiori di votanti), ma non tanto.
Centro destra:
Moratti 2011 ha preso 273.000 voti (42%), peggio delle liste che la sostenevano, che hanno sommato 258.000 (43%)
Moratti 2006 aveva preso 353.000 voti (52%), anche allora peggio delle liste che la sostenevano 328.000 (54%).

La sostanza è che possiamo gioire del “risveglio” di molti milanesi dall’incanto berlusconiano, ma che ciò è dovuto più a demerito della destra che a “reconquista”: la debolezza della Moratti, intrinseca e accentuata dalla campagna di comunicazione, tanto faraonica quanto sballata; i deliri del Berlusca sempre più bollito; le sceneggiate a Palazzo di giustizia; la crisi del Pdl e la divisione del terzo polo (oltre 36.000 voti per Palmeri).

Se così è, e lo dicono i numeri, dobbiamo andare avanti a fare le cose per bene come si è fatto finora, senza litigi, evitando di dare corda a deliri vari (come quello di Cacciari: “…con Albertini candidato avremmo vinto al primo turno…”), mantenendo la calma fermezza di Pisapia, la serietà e competenza di Boeri, ecc..
La strada per il ballottaggio è lunga solo pochi giorni, quella per risvegliare la coscienze addormentate sarà ben più lunga.

mercoledì 11 maggio 2011

Il partito dell'Amore

Letizia al Palasharp si è detta sicura di vincere xché "vincerà l'amore" e subito dopo la coltellata diffamatoria a Pisapia. Il Caimano e i suoi hanno rovesciato tutti i significati, parlano di democrazia e attuano una autocrazia eversiva.

lunedì 9 maggio 2011

Elezioni per Milano: io sono qui




















C'è in rete un test per valutare, in base a 20 domande, dove ci si colloca rispetto ai candidati sindaco per Milano.
L'ho fatto e mi sono trovato qui: più o meno equidistante tra i candidati Calise (5 Stelle), Pisapia e Palmeri.
OK, ci può stare.
Mi sono trovato ovviamente molto lontano dal candidato di Forza Nuova, ma ancor più lontano dalla Moratti !!!
Dev'essere proprio una questione di pelle.
Se volete farlo anche voi, il test è qui.

mercoledì 4 maggio 2011

No Nucleare Day a Milano

Tenacemente ottenuti i permessi anche quest'anno a Milano il No Nucleare Day 21 maggio dalle 14,30 in Piazza Mercanti, parleremo delle alternative e delle menzogne, vi aspettiamo ;-)

lunedì 2 maggio 2011

A cosa serve un esercito nazionale

Leggendo la mozione della Lega sull’intervento in Libia, mi vengono alcune riflessioni.
Da qualche tempo e dopo anni di dubbi, mi sono convinto che l’intervento militare per i casi di “ingerenza umanitaria” sia giusto e necessario: si tratta di valutare le situazioni caso per caso, di capire in che modo intervenire, ma non solo si può fare, si deve.
Ritengo che le Nazioni Unite dovrebbero farsi carico di salvaguardare e proteggere le popolazioni vittime di massacri molto più di quanto non facciano oggi.
Non è una scelta facile ma credo che non solo la popolazione della Libia, ma anche quelle del Sudan, della Somalia, della Birmania, del Tibet, ecc. andrebbero protette.
Non solo e non tanto con i “bombardamenti mirati” ma con diversi livelli di intervento: dalle sanzioni economiche fino alla presenza militare sul territorio per assicurare protezione, corridoi umanitari, assistenza, e così via.
L’ONU dovrebbe essere in grado di disporre di comandanti e truppe internazionali e di un’autonomia operativa sufficiente per intervenire tempestivamente nei casi di emergenza.
Credo che questa sia l’unica funzione plausibile degli eserciti di questi tempi.
Se siamo d’accordo su questo (e quindi se siamo disposti anche a rischiare di lasciare sul campo qualche connazionale che ha scelto di fare il mestiere di militare professionista) allora l’esistenza di tutto il complesso militare nazionale può avere un senso.
Un senso politico e ideale perché vogliamo contribuire a costruire un sistema di relazioni internazionali più giusto e rispettoso dei diritti dei popoli, motivo per cui vale la pena spendere ogni anno circa 30 miliardi di Euro (e ricordo che per D’Alema non bastano) per mantenere un esercito tra i primi 10 del mondo).
Altrimenti, se si tratta di presidiare basi militari e confini nazionali minacciati da nessuno, mettere un po’ di camionette in giro per le città, ma evitare con ogni cura di essere coinvolti in operazioni internazionali, beh… si può pensare a qualcosa di più utile.

mercoledì 13 aprile 2011

Una buona azione

La Moratti manda a tutti milanesi maggiorenni 160 pagine patinate di propaganda, uno spamming nenche in carta riciclata. Basta scrivere sulla busta "RESPINTO AL MITTENTE" e rimandarla indietro, una buona pratica di educazione democratica ed ambientale.

lunedì 28 marzo 2011

informazioni utili

a 17 giorni dall'inizio della crisi nucleare giapponese molte farmacie italiane non hanno a disposizione loduro di potassio. Cosa succederebbe se il nucleo del reattore 2 o 3 di Fukushima andassero in fusione incontrollata scaricndo nel giro di 2-3 giorni un immenso carico di Iodio 131 sull'Italia?
http://www.eurosalus.com/notizie/in-evidenza/piano-nucleare-e-iodio-131-tra-il-dire-e-il-fare....html

Fiorello Cortiana

lunedì 21 marzo 2011

Il dibattito nucleare vent’anni dopo…


Sul nucleare siamo fermi a quanto ben detto ai tempi del referendum, credo fosse il 1987.
E’ ovvio, dato che anche la tecnologia è ferma a quel punto, con tutti i problemi ancora aperti, dalla 4° generazione di reattori (che non c’è) alle scorie nucleari (che girano ancora per il mondo senza che nessuno sappia come smaltirle).
Di nuovo ci sono le facce dei lobbisti: ricordate quel tipo che dopo Chernobil mangiava insalata in TV per dimostrare che non c’era nulla da temere? Patetico, ma certo più dignitoso dei politici di oggi, stupidi o nuclearisti “ma non a casa mia”.
Tra il poco che è cambiato c’è Chicco Testa (ecco come lo vede Robecchi). Ma è cambiato in peggio, e mi fa davvero un po’ tristezza.
Da quando è successo Fukushima però mi ripeto una domanda.
Alcuni dicono che la causa è stata il terremoto, alcuni lo tsunami.
Mi domando: com’è stato possibile costruire centrali nucleari in territori altamente sismici? E com’è possibile che si pensi ancor oggi di farlo, ad esempio in Italia (altrettanto sismica)?
Mi domando: com’è possibile che i giapponesi, così attenti alla prevenzione e tecnologicamente avanzati abbiano pensato di mettere una centrale nucleare in riva all’oceano Pacifico, con davanti migliaia di miglia di “fetch”, che è la distanza in cui l’onda può formarsi?
Eppure il Giappone è un’isola, il mare (e l’acqua che serve per le centrali) è tutt’intorno.
Eppure convivono con quella natura da migliaia di anni e regali come quelli dell'immagine ne avranno visti parecchi.
Possibile che non si sia messo in conto…l’Oceano Pacifico?

venerdì 25 febbraio 2011

Libia. Quello che penso io.

Le dimensioni: stiamo parlando di qualcosa di peggio di Tienanmen, di peggio della Birmania, lì si contarono migliaia di morti, oggi, alle porte di casa nostra, si parla di decine di migliaia di vittime civili.

L’Onu: denuncia ancora una volta l’inadeguatezza a misurarsi con questi disastri. Siamo allo stesso punto di Sarajevo (anni ’90). Io avevo risolto i miei dubbi allora (e non fu facile) dichiarandomi d’accordo con Alex Langer, che auspicava un intervento per scopi umanitari, un intervento armato. Ci sono dei rischi, ovvio, ma credo che i rischi maggiori si corrano lasciando che le stragi si compiano senza far nulla.

L’Italia: quanto a credibilità internazionale siamo messi male in generale. Su questa tragedia siamo messi molto peggio. Basta pensare alle figure di m…a del Berlusca con Gheddafi, ma peggio ancora al fatto che le armi che uccidono migliaia di manifestanti sono (soprattutto) roba nostra. Abbiamo, in questa vicenda, dei doveri e al tempo stesso delle opportunità, particolari; per motivi storici, geografici ed economici. E invece stiamo a zero. Nessuna iniziativa propositiva, solo lamenti sui rischi di fondamentalismo islamico (immotivati, perché da queste rivoluzioni i fanatici religiosi sono i primi sconfitti, ma soprattutto inutili), propaganda su previste di migrazioni bibliche (anche questa inutile).

Che fare: dovremmo essere i primi ad appoggiare la lotta di liberazione e dovremmo essere i primi ad arrivare lì: ad aiutare a curare i feriti in un ospedale, ad allestire una cucina da campo per i civili nelle città liberate. Ci vorrà il tempo necessario per gli accordi, la logistica, gli altri Paesi, ma almeno annunciamo volontà e progetti di interventi umanitari e ben protetti dall’esercito. Credo che sia uno dei pochi motivi plausibili per cui spendiamo ogni anno decine di milioni di Euro per la difesa.
Dovremmo essere lì anche per affermare che gli ideali di democrazia, solidarietà, giustizia per cui si battono i popoli del nord africa oggi sono gli stessi su cui è nata qualche secolo fa la vecchia e decadente Europa, ma sono vivi e forti. Su questo si gioca il futuro di quei popoli e, siccome il Mediterraneo è un piccolo mare, anche il futuro dell’Italia.

Per chi vuole andare avanti sul ragionamento metto qualche spunto:
il punto di vista di Gad, e di Leonardo, un’analisi su Repubblica e la testimonianza di Farid di RadioPop (anzi di suo nipote in Libia).
Se trovate qualcosa di interessante fate girare.

Libia. Quella di Spinoza: riso amaro

Come sempre impagabili. Si ragiona ridendo (amaramente).
- I ribelli: “Il regime è sostenuto dall’Italia”. Gheddafi: “L’Italia arma i ribelli”. Capisci il nostro prestigio internazionale vedendo le fazioni che per insultarsi si accusano a vicenda di essere nostri amici.
- A Malta, alcuni rifugiati bruciano la bandiera italiana. La Lega: “Ok, questi li prendiamo”.
- Il Rais è apparso sugli schermi con l’ombrello. Poi per depistare ha cantato Supercalifragilistichespiralidoso.

E molte altre…

mercoledì 23 febbraio 2011

In certi momenti, l’importanza di avere un Governo

Avevo deciso di mantenere un atteggiamento un po’ distaccato e ironico sulle vicende berlusconiane.
Il serbatoio dell’indignazione era ormai a secco, non trovo più nessuno con cui discutere, non vedo vie d’uscita a breve, almeno godiamoci il lato comico della vicenda, che il materiale non manca…
Ma è una situazione con pochi stimoli, e scrivere sul blog diventa un po’ pesante, i post sarebbero monotoni.
Poi succede il casino in Tunisia ed Egitto, poi il disastro in Libia, e diventa più difficile sopportare lo sfascio della politica nazionale quando si è costretti a misurarsi con gli equilibri mondiali, con questioni serie.
Sul nuovo scenario che sta prendendo forma tra il nord e il sud del Mediterraneo sto riflettendo. La cosa certa è che mentre tutti si pensava all’Islam come culla del fondamentalismo religioso, ecco che spunta un Islam diverso, fatto di gente in piazza che chiede democrazia e libertà.
Ideali da vecchio occidente, per chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno.
Sembra proprio uno di quei momenti storici nei quali la politica potrebbe (ri)acquistare dignità.
Non per il nostro Paese. Berlusca, Frattini ecc, riescono solo a continuare a far ridere, ogni giorno più imbarazzanti.

venerdì 4 febbraio 2011

Sopraffatti dall'attualità. E Milano?

Attenzione costante al Berlusca? Ok, non se ne può fare a meno.
Un occhio preoccupato all'Egitto? Certo.
Ma tra un pò toccherà pensare anche a Milano: entro il 14 febbraio il Comune dovrebbe votare il famigerato Pgt - Piano generale del territorio da 35 milioni di metricubi di cemento.
Oltre alle costanti cronache da Berluscolandia (adesso che ha riassunto Ferrara ci sarà meno da divertirsi, temo) ed a quelle, assai più serie, dal Medio Oriente, sarà meglio che cerchiamo di fare un pò di attenzione anche alla nostra città.
La partita del Pgt è grossa, molto grossa. Chi ha voglia di documentarsi in fretta può dare un'occhiata qui.

lunedì 24 gennaio 2011

Nonno Berlusca è andato giù di testa

E’ da inizio anno che non scrivo un post. Non avevo (e non ho) voglia di ricominciare con le assurde storie del Berlusca.
Ma tant’è, qui viviamo e con questo dobbiamo fare i conti.
Spesso in passato è stato anche divertente.
Ora non mi viene neanche più da ridere.
Il commento più vicino a quello che sento io su questa squallida storia (non ricordo da chi l’ho sentito) è il paragone con quelle famiglie dove il nonno è andato fuori di testa: diventa paranoico e volgare, dà fastidio alle ragazze o si vuole fare la badante ucraina, che poi gli frega i soldi e si fa intestare l’appartamento… e sono preoccupazioni, per la famiglia, gli amici, ecc..
Certo il Berlusca è un po’ diverso da un nonno “normale”, ma è un nonno comunque, e sono certo che dà tristezza e preoccupazione a chi gli sta intorno o ci ha a che fare.
Il problema è che, purtroppo, abbiamo a che farci anche noi.