venerdì 12 dicembre 2008

Il Profeta Sardo d’Azione

Da qualche tempo seguo con interesse le vicende di Soru, e devo dire che mi piace sempre di più il suo modo di far politica e anche di comunicare. Diciamo che conferma la mia idea che, se rinnovamento nella sinistra ci sarà, non verrà certo da dentro i partiti: Soru arriva da tutt'altra parte.
In tempi passati ho apprezzato la “tassa sul lusso”, che tanto scandalizzò Berlusca e la Santanchè, poi, qualche settimana fa ho apprezzato ancor di più la pacata chiarezza con cui ha rimesso il mandato di presidente della regione per motivi politici veri ed espliciti, si parla di urbanistica, senza troppo cinema e senza insulti. Il PD locale non appoggia la sua politica di tutela ambientale e lui tranquillamente se ne va, annunciando di presentarsi da solo se la Regione andrà al voto. Vedremo come va a finire, ma intanto il personaggio si dimostra tosto (evitiamo paragoni impietosi con altri presidenti di regioni del PD).

Due cose nelle ultime settimane mi hanno convinto ancora di più dello spessore del padre di Tiscali.

La prima.
Le azioni decise sulla scuola dalla Regione Sardegna a fronte dei tagli: uno stanziamento di 35 milioni di euro per estendere con fondi propri il tempo pieno a tutte le scuole primarie e medie della Sardegna (“…finalizzati a colmare le deficienze che le inchieste Ocse e nazionali hanno riscontrato nelle competenze di base dei ragazzi italiani, in specie nel Mezzogiorno e nelle Isole…”). Gli aiuti alle due Università di Cagliari e Sassari: 12 milioni di euro più 4 milioni per favorire la presenza di visiting professors, 5 milioni di euro per finanziare direttamente singoli giovani ricercatori, sia sardi che non, e parecchie altre cosette. Roba concreta, non pippe.

La seconda.
L’intervista a “che tempo che fa”. Che bello sentire parlare una persona vera, che riflette prima di parlare (fregandosene dei “ritmi televisivi”), che non ha imparato tutto a memoria prima (alla Gasparri), che non fa il “ganassa” e non vuole rassicurare il pubblico a tutti i costi.
Poi, oltre allo stile, che non è poco, c’è anche il contenuto.
E lì si potrebbe cominciare a discutere.
Ascoltatevelo.

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