giovedì 14 ottobre 2010

Milano: il brutto che avanza - Nuovo Policlinico


Ogni mattina passo in bici davanti al Policlinico, in via Francesco Sforza. C’è sempre un po’ di casino, dalla gente che va a lavorare o fare le visite alle ambulanze ferme sulla strada che creano ingorghi. Ma da qualche settimana c’è qualcosa di peggio. Dal recinto ospedaliero spunta un insieme di impalcature e strutture di ferro che fanno intuire una nuova pessima trovata architettonica, di quelle che piano piano fanno più brutta la nostra città. Mi sono informato, si tratta della ricostruzione del Padiglione Pasini.
Il fronte verso Francesco Sforza è composto da edifici diversi ma abbastanza omogenei, databili a inizio ‘900 credo, con la Guardia e la sua pensilina Liberty che chiude l’angolo di fronte ai Giardini della Guastalla. Da qualche settimana ecco questa cosa brutta che spunta, così, dal nulla.
Ora, non voglio tornare troppo indietro nel tempo parlando della Ca' Granda fondata nel 1456 da Francesco Sforza, né a quando ancora si parlava di pianificazione della città, di policentrismo, e dell’opportunità che il Policlinico si trasferisse a Montecity (mio cognato ci fece la tesi, una ventina d’anni fa).
Non voglio nemmeno discutere del grande piano di ristrutturazione del Policlinico in atto, che ha già visto la nascita del “Monteggia”, verso Porta Romana, intervento che mi pare interessante, e molte altre trasformazioni vedrà in futuro, “… accomunate dall'uso del cotto ventilato, caratteristica storica dell'architettura lombarda”, come racconta il sito del Policlinico.
Voglio solo parlare di questioni di buon senso e di estetica: è possibile che non si debba tener in alcun conto del contesto urbano in cui si va a creare un nuovo edificio? Del senso di ciò che già c’è, degli spazi e dell’armonia del sistema?
Io non ho nulla contro la modernità o la postmodernità, capisco sia i nuovi standard di efficienza delle architetture sociali che le pulsioni artistiche dei progettisti.
Ciò che trovo insopportabile è l’arroganza incurante e di ogni senso estetico, il piegare dei progetti alla logica della massima cubatura possibile.
Non so che cosa verrà fuori ad opera completa e sarei contento di sbagliare, ma mi pare evidente che una cosa così enorme, così fuori contesto, così chiusa in spazi angusti non potrà che essere un altro tassello del brutto che avanza nella nostra Milano.
Continuiamo a farci del male.

Nessun commento:

Posta un commento