sabato 25 febbraio 2023

Elezioni in Lombardia – Riflessioni sulla democrazia

Stupito ed amareggiato dall’esito del voto in Lombardia non ho scritto nulla per giorni. Ho studiato il voto ed ho riletto appunti. I problemi che ne vengono fuori vanno molto oltre la singola tornata elettorale e ho deciso di evidenziare alcuni temi, che posterò nei prossimi giorni come “la questione della democrazia”, “la politica debole (e lo Stato fuori dalle balle)”, “la questione città – non città”, ecc. La questione della democrazia La democrazia rappresentativa è certamente la forma di governo più equa e compiuta. Ma è una forma di governo complessa e lenta, ed impone condizioni difficili e faticose perché possa dirsi “compiuta” La formula dell’elezione democratica a suffragio universale ad esempio necessita, per essere credibile, di una base di cittadinanza numerosa e attiva, informata e consapevole. Se la maggioranza che esprime il governo è legittimata dal voto del 22% dei cittadini, come è successo in Lombardia, la credibilità viene meno. Non la legittimità rispetto alle norme, ma la credibilità, che può essere anche più importante. Nel 2018 andò così: Fontana 2.793.369 pari al 49,75% Gori 1.633.373 pari al 29,09% (meno 20,66%) Nel 2023 invece Fontana 1.774.477 pari al 54,67% Majorino 1.101.417 pari al 33,93% (meno 20,74%) La differenza tra i due candidati di centrodestra e centrosinistra è stata in percentuale la stessa di cinque anni fa (20,1%), ma i votanti, su 8.010.538 aventi diritto, sono stati solo 3.339.019 (41,68%), e la differenza tra i due candidati in numero di voti è stata la metà: da 1 160.000 del 2018 a circa 670.000 voti quest’anno. Tra qualche settimana, non appena entrerà a regime il nuovo governo lombardo, queste cifre saranno dimenticate, come è fatale che sia, ma gli interrogativi sulla credibilità del sistema restano, anche perché l’istituto di ricerca Eumetra ha evidenziato che moltissimi cittadini lombardi non erano neanche a conoscenza della tornata elettorale per eleggere il presidente della loro regione. Altro che “astensionismo di protesta”, qui si tratta di colpevole ignoranza dei propri diritti e doveri verso le istituzioni. Di certo la campagna elettorale è stata poco incisiva, direi impalpabile, e resta da valutare se ciò sia frutto di scelta consapevole da parte dei partiti o pura incapacità. Ricordo per inciso che se la base elettorale si assottiglia servono sempre meno voti per affermarsi, e il risultato è quindi più facile preda sia dei gruppi di interesse organizzati, sia di chi usa in modo spregiudicato gli strumenti di comunicazione, in particolare telematici, in grado di indirizzare il voto. Resta la sensazione di una democrazia rappresentativa che rappresenta poco e di un suffragio sempre meno “universale”, senza alcuna risposta all’orizzonte ma con il rischio sempre più incombente di un qualcuno “che metta a posto le cose”.

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